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      innalzâr, perché a quella egli potesseriparato schivar della vorace
      orca l'assalto allor che furibondal'inseguisse dal lido alla pianura.
      Qui co' numi alleati il Dio s'assised'impenetrabil nube circonfuso.
      Sul ciglio anch'essi s'adagiâr dell'ertoCallicolon gli opposti numi intorno
      a te, divino saettante Apollo,
      e a Marte di cittadi atterratore.
      Così di qua, di là deliberandosiedono i Divi, e niuna parte ardisce,
      benché Giove gli sproni, aprir la pugna.
      E già tutto d'armati il campo è pieno,
      e di lampi che manda il riforbitobronzo de' cocchi e de' guerrieri, e suona
      sotto il fervido piè de' concorrentieserciti la terra. Ed ecco in mezzo
      affrontarsi di pugna desïosidue fortissimi eroi, d'Anchise il figlio
      ed Achille. Avanzossi Enea primierominacciando e crollando il poderoso
      elmo, e proteso il forte scudo al petto,
      la grand'asta vibrava. Ad incontrarlomosse il Pelìde impetuoso, e parve
      truculento lïone alla cui vitadenso stuol di garzoni, anzi l'intero
      borgo si scaglia: incede egli da primasprezzatamente; ma se alcun de' forti
      assalitor coll'asta il tocca, ei fierospalancando le fauci si rivolve
      colla schiuma alle sanne; la gagliardaalma in cor gli sospira, i fianchi e i lombi
      flagella colla coda, e se medesmoalla battaglia irrita: indi repente
      con torvi sguardi avventasi ruggendo,
      di dar morte già fermo o di morire:
      tal la forza e il coraggio incontro al francoEnea sospinser l'orgoglioso Achille,
      e giunti a fronte, favellò primieroil gran Pelìde: Enea, perché tant'oltre
      fuor della turba ti spingesti?


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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