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      spinte dall'ira, affastellando il falso?
      Me qui pronto a pugnar non distorraicolle minacce dal cimento. Or via
      alle prove dell'asta. - E così detto,
      la ferrea lancia fulminò nel vastoterribile brocchier che dell'acuta
      cuspide al picchio rimugghiò. Turbossiil Pelìde, e dal petto colla forte
      mano lo scudo allontanò, temendonol trafori la lunga ombrosa lancia
      del magnanimo Enea. Di mente uscitoeragli, stolto! che mortal possanza
      difficilmente doma armi divine.
      Non ruppe la gagliarda asta troianail pavese achillèo, ché la rattenne
      dell'aurea piastra l'immortal fattura,
      e sol due falde ne forò di cinqueche Vulcano v'avea l'una sull'altra
      ribattute; di bronzo le due prime,
      le due dentro di stagno, e tutta d'orola media che il crudel tronco represse.
      Vibrò secondo la sua lunga traveil Pelìde, e colpì dell'inimico
      l'orbicolar rotella all'orlo estremo,
      ove sottil di rame era condottauna falda, e sottile il sovrapposto
      cuoio taurino. La pelìaca antennada parte a parte lo passò. La targa
      rimbombò sotto il colpo: esterrefattorannicchiossi e scostò dalla persona
      Enea lo scudo sollevato; e l'asta,
      rotti i due cerchi che il cingean, sul dorsotrasvolò furïosa, e al suol si fisse.
      Scansato il colpo, si ristette, e immensoduol di paura gli abbuiò le luci,
      sentita la vicina asta confitta.
      Pronto il Pelìde allor tratta la spada,
      con terribile grido si disserracontro il nemico. Era nel campo un sasso
      d'enorme pondo che soverchio fôraalle forze di due quai la presente
      età produce. Diè di piglio Enea
      a questo sasso, e agevolmente solo


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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