Pagina (395/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      dentro la turba; ma crollando immensauna lancia, volò contro il Pelìde
      come fiamma ondeggiante. A quella vistasaltò di gioia Achille, e baldanzoso,
      Ecco l'uom, disse, che nel cor m'apersesì gran piaga, colui che il mio m'uccise
      caro compagno: or più non fuggiremol'un l'altro a lungo pei sentier di guerra.
      Disse, e al divino Ettòr bieco guatando,
      gridò: T'accosta, ché al tuo fin se' giunto.
      Non pensar, gli rispose imperturbatol'eroe troiano, non pensar di darmi
      per minacce terror come a fanciullo,
      ché oprar so l'armi della lingua io pure,
      e conosco tue forze, e mi confessomen valente di te: ma in grembo ai numi
      sta la vittoria, ed avvenir può forsech'io men prode dal sen l'alma ti svelga.
      Affilata ha la punta anche il mio telo.
      Disse, e l'asta scagliò: ma dal divinopetto d'Achille la svïò Minerva
      con levissimo soffio. Risospintadall'alito immortal, l'asta ritorno
      fece ad Ettorre, e al piè gli cadde. Alloracon orribile grido disserrossi
      furibondo il Pelìde, impazïentedi trucidarlo. Ma gliel tolse Apollo,
      lieve impresa ad un Dio, tutto coprendodi folta nebbia Ettòr. Tre volte Achille
      coll'asta l'assalì, tre volte un vanofumo trafisse, e con furor venendo
      il divino guerriero al quarto assalto,
      minaccioso tuonò queste parole:
      Cane troian, di nuovo ecco fuggistil'estremo fato che t'avea raggiunto,
      e Febo ti scampò, quel Febo a cuitra il sibilo dei dardi alzi le preci.
      Ma s'altra volta mi darai nell'ugna,
      e se a me pure assiste un qualche iddio,
      ti finirò. Di quanti in man frattantomi verranno de' tuoi farò macello.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Pelìde Achille Ettòr Achille Minerva Ettorre Pelìde Apollo Dio Ettòr Achille Febo