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      Pur datti pace, né voler ch'eternoti consumi il dolor. Nullo è il profitto
      del piangere il tuo figlio, e pria che in vitarichiamarlo, ti resta altro soffrire.
      Deh non far ch'io mi segga, almo guerriero,
      l'antico sire ripigliò: là dentrosenza onor di sepolcro il mio diletto
      Ettore giace: rendilo al mio sguardo;
      rendilo prontamente, e i molti doniche ti rechiamo, accetta, e ne fruisci,
      e dìati il ciel di salvo ritornartial tuo loco natìo, poiché pietoso
      e la vita mi lasci e i rai del Sole.
      Non m'irritar co' tuoi rifiuti, o veglio,
      bieco Achille riprese. Io stesso aveastatuito nel cor, che alfin renduto
      ti fosse il figlio, perocché la divaNerëide mia madre a me di Giove
      già fe' chiaro il voler. Né si nascondeal mio vedere, al mio sentir, che un nume
      ti fu scorta alle navi a cui verunomortal non fôra d'inoltrarsi ardito,
      né le guardie ingannar, né delle porteavrìa le sbarre disserrar potuto
      neppur di tutto il suo vigor nel fiore.
      Con querimonie adunque il mio corruccionon rinfrescarmi, se non vuoi ti metta,
      benché supplice mio, fuor della tenda,
      e del Tonante trasgredisca il cenno.
      Tremonne il vecchio, ed obbedì. Balzossifuor della tenda allor come lïone
      il Pelìde con esso i due scudieriAutomedonte ed Alcimo, cui, dopo
      il morto amico, tra' compagni egli ebbein più pregio ed amor. Sciolsero questi
      i corsieri e le mule, ed intromessol'antico araldo l'adagiaro in seggio.
      Poscia dal plaustro i prezïosi donidel riscatto levâr, ma due pomposi
      manti lasciârvi, ed una ben tessutatunica all'uopo di mandar coperto


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Sole Achille Giove Tonante Pelìde Alcimo