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      Dell'aula uscito, d'una man portava 580
      D'acqua in bacino cesellato a fiori,
      L'orzo sacro dell'altra, in bel canestro.
      Stringendo in pugno acuta scure, accantoStava dell'ostia il forte Trasimède,
      Presto a vibrar sulla cervice il colpo. 585
      Tenea Persèo la coppa in che raccôrreDovéasi 'l sangue. Diè principio al rito
      Il veglio bellicoso e la lustraleAcqua e 'l sacro orzo sparse indi a Minerva,
      Orando molto, della testa i peli 590
      Divelse all'ostia e li gettò nel fuoco.
      ? 447 Poiché pregâro e 'l sacro orzo fu sparso,
      Trasimède, del Re prole gagliarda,
      Accostossi e ferì: del collo i nerviLe recise la scure, e svigorita, 595
      La vittima cascò. Miste alle preci,
      Diêr alte grida le Nestòree figlie,
      Le nuore ed Euridice, venerandaDonna del Re, che tra le figlie prima
      Nacque a Climén. Di terra indi spirante 600
      Sollevâr la giovenca, e la cerviceTòrtale in su, Pisìstrato sgozzolla.
      Poiché 'l sangue sgorgò, che via dell'ossaLa vital forza si fuggì, smembrârla
      Incontinente, e come il rito ingiunge, 605
      Le cosce dispiccâr, di doppia faldaD'adipe le fasciâro e ricoprîrle
      Di palpitanti brani. In sulle scheggeAbbrustolìale il vecchio e di vermiglio
      Licor le cospargea; lesti donzelli 610
      Teneano accanto a lui di cinque punteGli spiedi in pugno. Arse le cosce e fatto
      De' precordi l'assaggio, il resto, in pezziMinuti infisso ne' schidoni acuti,
      Lo rivolser nel fuoco e l'arrostîro. 615
      L'ultima figlia del Nelide intanto,
      Policasta gentil, condusse al bagnoTelèmaco e il lavò; d'essenze l'unse
      Ed il vestì di tunica e di manto


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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