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      A parte a parte il tutto, ond'io 'l mi sappia; 840
      Per forza, a tuo dispetto e' ti rapėaLa nave o di buon grado gliela desti,
      Quando con blandi accenti la ti chiese?"
      d 648 "Di libero voler la gli died'io,
      - Noemón ripigliō -; chi mai ciō stesso 845
      Fatto del pari non avrebbe, quandoUom d'alto affar, dolente, ripregando
      Chiedéala? Il niego era impossibil cosa.
      Gioventų che tra il popolo primeggiaIl seguitava. Mčntore vid'io, 850
      Mentr'ei salėa, qual condottier, la nave,
      O qualche Iddio che ne vestė la forma.
      Stupor mi prende: Mčntore qui scorsiIeri sull'alba; e allor montava il legno
      Che včr Pilo arenosa alzō le vele." 855
      d 657 Detto, al paterno ostel fece ritorno.
      Que' duo fieri allibîro. I Proci, a un tempoDismessi i giuochi, assėsersi; dolente
      L'Eupėtide Antėnoo questo sermoneRivolse a tutti: fervida trascorre 860
      Il gonfio petto a intenebrargli, l'ira,
      E come fiamma gli scintillan gli occhi.
      d 663 "Numi! - sclamō -, ecco il disegno arditoChe volgeva giā in cor, superbo or pose
      Telčmaco ad effetto il suo viaggio! 865
      E per noi si dicea che non l'imprende,
      Giovine soro, di noi tutti ad onta:
      Getta un legno nel mar, pārtesi audace,
      Di prode gioventų facendo eletta.
      Ma lui medesmo struggerā l'Olėmpio 870
      Di forza, anzi che a noi dannaggio apporti.
      Orsų, vénti compagni e un ratto legnoDātemi, acciō l'apposti insidiando
      Nello stretto che parte Ėtaca e l'aspraSame: cosė correre il mare in traccia 875
      Del genitor gli tornerā funesto."
      Detto, vie pių con plausi i Proci tuttiIl concitâr e surti incontinente,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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