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      Al varco eccelso. Sospirosi quindi,
      Aspettavamo il sorger dell'Aurora.
      ? 307 Come raggiar nel Ciel cominciò 'l giorno,
      Il foco raccendea, mugnea le pinguiPecore a modo, ed a ciascuna il parto 405
      Sommettea. Sciolto di tai cure in fretta,
      Altri due n'abbrancò, dilacerolli,
      E 'l pranzo si apprestò. Fornito il pasto,
      Le pecore cacciò fuor dal vasto antro,
      Rimovendo con man facile il masso 410
      Dismisurato; poscia il vi ripose,
      Come imposto a faretra avrìa 'l coverchio.
      Lungo, in questa, sonar facendo un fischio,
      Condusse il gregge su per la montagna.
      Raccolto in me, dal cupo della mente 415
      Chiamai tutti i pensier per vendicarmi,
      Se a me tal vanto concedea Minerva.
      Volsi e rivolsi più partiti; alfineQuesto a cui m'appigliai, per miglior tenni.
      Giaceva entro la stalla un verde enorme 420
      Troncon d'ulivo, che 'l gigante svelse,
      Onde averlo tra mano inaridito.
      Il comparammo ad albero di vastaNave oneraria che da vénti remi
      Spinta, l'immenso pelago travarca. 425
      Tanta la longitudine e tanta eraDel troncon la grossezza! Io ne recisi
      Tre cubiti, ed a' miei quella recisaParte imposi polir: polita appena,
      N'aguzzava la punta, tra le vampe 430
      Fulgide l'indurava, e sotto un mucchioDi fimo di che ingombro èrane l'antro,
      L'ascondea con gran cura. A sorte quindiTirar feci color che alzare il palo
      Ardirebber con me, per conficcarlo 435
      Del Ciclope nell'occhio, allorché ei fôraVinto dal sonno. I quattro che sortîro,
      Gli avrei scelti io medesmo; e 'l quinto io fui.
      Vespertino ei sorvenne, e rimenatoDa' paschi 'l gregge dai lucenti velli, 440


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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