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      Mùgghii ed urli mettea. La roccia tutta 520
      Ne rintonava. Da terror conquisi,
      Qua, là ci disperdemmo. Ei dall'occhiaiaDisvelse il trave di sangue grondante;
      E di sua man, lungi da sé avventollo.
      Dalla rabbia sospinto e dal dolore, 525
      Chiamò con grida altissime i Ciclopi
      Che abitavan lì presso in fondo agli antri,
      Sui ventosi cacumi. Udito il grido,
      Da tutte parti accorsero, ed al varcoDella caverna soffermato il piede, 530
      Chiedéangli la cagion che sì l'affanna.
      ? 403 "Quale offesa sì grave, o Polifemo,
      Gridar ti féa cotanto in mezzo all'ombreDell'alma notte, tal che dalle nostre
      Pupille il sonno già cacciasti in bando? 535
      Via ti si tolse a mal tuo grado il gregge?
      O per forza od inganno altri ti doma?"
      ? 407 E del fondo dell'antro il fier gigante:
      NESSUNO, amici, mi domò con fraude,
      Non già per forza". E subito i Ciclopi: 540
      ? 410 "Or se NESSUN t'oltraggia e solo vivi,
      Impossibil ti fia sfuggire al morboChe l'Olìmpio t'invia; ma ben al padre,
      Al possente Nettuno, alza i tuoi vóti".
      ? 413 Detto, si dipartîr; ridéami 'l core 545
      Che il nome e 'l senno mio gli avesse illusi.
      Polifemo, angosciato e doloroso,
      Qua, là se n' gìa con le man brancolando,
      Tanto che tolse dalla porta il masso;
      Indi nel varco dello speco assiso, 550
      Tese le braccia per ghermir tra 'l greggeChi tentasse fuggir; tanto ei di senno
      Tenéami uscito! Io pur volgea nell'alma,
      Come i compagni e me sottrar da morte.
      Molti consigli e molte frodi ordìa, 555
      Ché in forse era la vita, e n'incalzavaAlto periglio. Ed ecco a qual partito


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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