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      Indi svelti, con giunchi altri virgultiGli attorsi, gli avvinghiai tanto, che lungo 215
      Per ben sei spanne ne composi un fune,
      Per istringere i piedi alla gran belva.
      Passato allor tra le sue gambe il capo,
      Verso il legno movea, m'appuntellandoDella lancia sul calcio; ché portarlo 220
      Sovra una spalla o d'una mano sola,
      Impossibil mi fu, tanto era immenso!
      Anzi al pin lo buttai; poscia con blandeParole a inanimar tolsi i compagni:
      ? 174 "Deh! non uscite di speranza, amici, 225
      Benché dolenti; perocché non maiDiscenderem di Pluto alla magione,
      Prima del giorno che il destin prefisse.
      Finché d'esca abbiam copia e di Lièo,
      Orsù, non sìen per noi posti in obblìo, 230
      Né ci logri più 'l cor l'avida fame."
      ? 178 Tacqui; e tutti obbedîr. Sursero e 'l vóltoChe avean per doglia ne' lor manti ascoso,
      Scopersero e stupîr, veggendo il cervo,
      Dell'infecondo mar lungo la riva: 235
      Di sì gran mole egli era! A quella vista,
      Poscia che a pien gioîro, asserenati,
      Lavar le mani ed apprestâr la mensa.
      Quel dì, sino che il Sol cadde, sedemmo,
      Carni in copia gustando e vin soave. 240
      Quando quell'astro dechinò e sorgiunteFûr le notturne tenebre, in sul lito
      Del risonante mar ci colse il sonno.
      Ma come rosea in ciel fulse l'aurora,
      Tutti adunati ch'ebbi i miei, sì dissi: 245
      ? 189 "O miei compagni, benché afflitti, udite!
      Ignòrasi per noi dov'è l'occaso,
      Dove l'Aurora, donde 'l Sole, eternaFonte di luce, vàssene sotterra,
      Donde risurga. Pur da noi si tenga 250
      Consulta e tosto, se trovar n'è datoQualche via di salute, il che non pàrmi,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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