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      Ricco delłbro, in che di nobil pompaMolti porrem superbi adornamenti.
      Ma se punto quel Dio per le giovenche 445
      Dalla testa alta irato, a sperder fermi -
      Né gli altri Numi fącciangli contrasto -,
      La nave, tōrrņ prima in un momentoTranghiottir l'onda e perdere lo spirto,
      Che languir lentamente, e in sģ deserta 450
      Isola stando struggermi di stento."
      µ 352 Assentīr gli altri. Ratto le giovencheDall'ampia fronte e dalle corna in arco,
      Le pił belle del Sol, che accanto al legnoPascevano, cacciār, le circuīro, 455
      E colto pria d'alto-chiomata querciaTenere fronde (ché di candid'orzo
      Patģan difetto), orār. Orato appena,
      Sgozzāro l'ostie, le nudār de' velli,
      Ne inciser l'anche, le fasciār d'omento 460
      A doppia falda e le coprīr di braniPalpitanti. Ma esausto il vin, mal ponno
      Libar sull'olocausto, onde i precordiCosser tutti e irrorār di limpid'onda.
      Poi che consunte fūr le cosce e fatto 465
      Delle viscere il saggio, il resto in pezziTroncār dell'ostia e infģsserlo ne' spiedi.
      µ 366 Allor dagli occhi miei fuggģ repenteIl dolce sonno, ond'io ratto m'avvio
      Včr la rapida nave al mare in riva. 470
      Come fui presso, mi si sparse intornoIl fragrante vapor del sagrifizio,
      Sclamai quindi gemendo agl'immortali:
      µ 371 "O Giove padre e voi altri beatiDči Sempiterni, certo a mio dannaggio 475
      M'assopiste in crudel perfido sonno,
      E qui restati i miei compagni intanto,
      Contaminārsi di sģ rio misfatto."
      µ 374 Lampčzie in questa, di un gran vel coperta,
      Ad annunziare al Sol corse, che noi 480
      Le uccidemmo l'armento.


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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