Pagina (248/437)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Quand'io posto l'agguato all'inimico, 280
      I più forti eleggea, no, mortal rischioGiammai non presentì l'alto cor mio,
      Ma con l'asta slanciandomi, stendeaQual, fidato ne' piè, mi raffrontava.
      Tal fui già in guerra; non rural fatica, 285
      Non domestiche cure a me fûr care,
      Che splendida allevar fanno la prole;
      Ma remiganti navi, aspre battaglie,
      Acute lance e lucidi quadrelliSempre dilessi, benché appaian cose 290
      Tremende altrui. Ecco di che mi piacqui,
      Ecco ciò che nel cor pósermi i Numi;
      Ché a vari studi vòlgesi 'l desìoDe' mortali nel cor. Prima che ad Ìlio
      Fesser passaggio della Grecia i figli, 295
      Nove fiate su veloci legni,
      Duce fui de' guerrier cui sospingeaContra gente straniera; ed ogni impresa
      Lieta mi succedea. Trascelto il fioreDelle prede, molte altre indi sortìa; 300
      Così lo stato mio repente accrebbi,
      E riguardato cittadin possenteTra i Cretesi divenni. E quando Giove
      La detestata via schiuse, che a moltiProdi guerrieri le ginocchia sciolse, 305
      Forza a me fêro e al chiaro Idomenèo
      Di comandar le prode che alla voltaDrizzàvansi di Troia, né già v'ebbe
      Loco a rifiuto, ché tonar l'iratoGrido si udìa del popolo. Pugnammo 310
      Quivi noi, prole degli Achei, nov'anniE nel decimo alfin, cacciata al fondo
      Di Prìamo la città, ritornavamoCo' ratti legni alla natìa contrada.
      Ma ci disperse un Dio. Me sventurato, 315
      A più fiero destin Giove dannava:
      Ché a mi goder un mese unico i figli,
      L'alma consorte che menai pulcella,
      E' miei tesor stetti ne' patri lari;
      A navigar di poi l'alma mi spinse, 320
      Con ben instrutte prode e con valenti


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Numi Grecia Cretesi Giove Idomenèo Troia Achei Prìamo Dio Giove