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      Per indi a Giove in faccia alzar miei vóti!
      Ma tempo è della cena: or qui i compagni 525
      Entrati, appresterem desco giocondo."
      ? 409 Così tra lor dicendo, ecco l'armentoAccostarsi, e' garzon che nell'usate
      Stalle il chiudean: de' verri che stipatiCorcàvansi, si alzava alto il grugnito. 530
      Vòltosi in questa a' suoi compagni, Eumèo:
      ? 414 "De' verri a me l'egregio: immolerolloGratificando l'ospite che giunse
      Di paese lontan, gioviàmci ancoraNoi del convito, noi che lungo affanno 535
      Soffriam pascendo i branchi, ed altri intantoImpune il nostro affaticar divora."
      ? 418 Detto, spezzò d'un'affilata scureArido ceppo; quei menâro un pingue
      Verro quinquenne; al focolar davanti 540
      Il collocâr; né già gli Eterni poseIl pastore in obblìo, ché gl'irraggiava
      L'alma senno e pietà; del capo i peliDi quella belva dalle bianche sanne
      Gettati al foco, orava a tutti i Numi, 545
      Che Ulisse a' tetti suoi faccia ritorno.
      Della spezzata quercia un ramo alloraAlzò appartato e tal percossa all'ostia
      Diè, che la stese. La sgozzâro i servi,
      La rosolâr, spartîrla ed ei dai membri 550
      Spiccati i crudi brani gli avvolgeaDi doppio omento; indi una parte al foco
      Gettò, di cereal polve cospersa.
      Sminuzzò il resto e dai pastor ne' spiediInfisso ed abbrostito acconciamente, 555
      Fu tolto al foco e posto in sulla mensa.
      Eumèo che il giusto sempre onora e cole,
      Surse e divise in sette parti il tutto:
      L'una alle Ninfe e al gran figlio di Maia
      Divotamente l'implorando offerse, 560
      L'altre porse a ciascun de' convitati;
      Ma donava all'Eroe, d'onore in segno,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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