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      Porporino, lanciossi in vèr le navi;
      Ed io 'l m'avvolsi intorno e lieto giacquiSin che sul trono d'òr l'aurora apparve.
      Oh! se quel fior di gioventù, se intègro 645
      Fosse in me quel vigor! qualcun di voiD'un manto qui mi fornirìa: già vinto
      Da riverenza e dall'amor che inspiraNon ignobil guerrier; ma questi cenci
      Lo sprezzo di costor tràssermi addosso." 650
      ? 507 E tu così gli rispondesti, Eumèo.
      Certo bella narrasti ed ingegnosaFavola, o vecchio, né t'uscì del labbro
      Men che decente o vana altra parola;
      Ma, né di veste or patirai difetto, 655
      Né d'altro che a stranier supplice occorra;
      Ben, sorto il dì, t'agiterai d'intornoQuesti poveri panni. Abbiamo scarse
      Le vesti, né di tunica potrebbeAlcun pastore a grado suo, mutarsi. 660
      Giunto che fia d'Ulisse il figlio amato,
      Tunica, manto ti donando e vesti,
      Colà ti manderà dov'ir più brami."
      ? 518 Detto, s'alzò, gli pose il letto accantoAl focolar e di montoni e capre 665
      Gittò su i velli in che l'eroe colcosse.
      D'un folto ed ampio alfin manto il coverse,
      Ch'egli in serbo tenea per farsi schermo,
      Quando rigido verno incrudelìa.
      ? 523 Così lì giacque Ulisse ed i garzoni 670
      Dormìangli accanto; ma non già ad Eumèo
      Lunge da branchi talentò corcarsi.
      Uscito fuor, già armàvasi. GioìaUlisse in cor, mirando con qual fede
      Dell'assente suo Re l'ovil ei guarda. 675
      Prima ei sospese a' forti omeri intornoL'acuto brando, indi vestissi un folto
      Manto che penetrar mal ponno i vènti;
      Tolse di grande e pingue capra un velloEd il braccio s'armò d'una ferrata 680
      Lancia, terror de' ladri e de' mastini;


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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