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      Il vér mi di', nulla celar: chi sei?
      Qual popolo lasciasti? A Te qual terra 320
      Il natal diede? ove i parenti sono?"
      ? 265 Ed il garzon: "Non ti fia 'l vero ascoso:
      In Ìtaca nacqui io, m'è padre Ulisse,
      Od il fu! Ché or crudel morte il rapìo.
      Venni co' prodi miei su questa nave, 325
      Investigando il deplorabil fatoDel genitor già da gran tempo assente."
      ? 271 "Del par vo' errando - l'àugure soggiunse -
      Lungi dal suol natìo, ch'uom della miaTribù vi spensi; ed ei lasciò non pochi 330
      Fratelli e amici nella fertil Argo,
      D'alta possanza sulle genti Achee.
      Dalla costor vendetta e dalla morteFuggo: di gente in gente or mi sospinge
      Ramingo il mio destin. Deh! sul tuo legno 335
      Piàcciati ricovrarmi; ecco t'imploroNella mia fuga, ché terror m'invade
      Di cader trucidato. Udir già pàrmiLo scalpitar de' miei persecutori."
      ? 279 "No, dal mio legno in che salir tu brami 340
      - Gridò 'l garzon -, no, non verrai repulso.
      Séguimi, t'accorrò lieto e di quantoSta in mio potere ti farò contento."
      ? 282 Detto, présegli l'asta e la deposeSulla corsìa del legno; rimontòvvi 345
      Poscia egli stesso e vi si assise in poppa;
      E l'àugure seder si fece accanto.
      Sciolte le funi, ei comandò che postiFosser gli attrezzi da' compagni in pronto;
      Tutti accorsero a gara ad obbedirgli. 350
      Alzato l'abetin albero in alto,
      Entro il piantâr la cava nicchia e al piedeDi corda l'annodâr; le bianche vele
      Spiegâr, che attorti cuoi tenean distese.
      L'altera Diva dall'azzurro sguardo 355
      Giù dall'etra mandò propizio un ventoImpetuoso, acciò che ratto solchi


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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