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      Presto a' miei cenni, piàcciati or condurmi 675
      L'ospite in tua magione e liete fargliAccoglienze ed onor, finch'io ritorni."
      ? 544 E quel prode: "O Telèmaco, ove ancoraStar lunga pezza qui ti fosse in grado,
      Avrò dello stranier cura; né fia, 680
      Ch'ei d'uffizio ospital viva in desìo."
      ? 547 Detto, salse il naviglio ed a' compagniDi sciôr le funi e di montar ingiunse.
      S'imbarcâr tutti e assìsersi sui banchi.
      I bei calzari sotto i piedi avvinse 685
      Telèmaco ed in man valida un'astaChe prefissa di rame avea la punta,
      Tolse dal palco della nave; ad altoVèr la città i nocchier spinsero il legno,
      Come d'Ulisse il caro figlio impose; 690
      Ed ei con ratto piè si allontanavaSin che giunse alla stalla, ove i suini
      Branchi si accovacciavano. Sovr'essi,
      A' suoi padroni affettuoso e mossoDa vivo zelo, vigilava Eumèo. 695
     
     
     
     
     
     
      LIBRO XVI
     
     
     
      Riconoscimento di Telèmaco e d'Ulisse
     
     
     
      RACCESO 'l foco all'apparir dell'albaNell'umil tetto, Ulisse e 'l chiaro Eumèo
      Leve pasto allestîro e' congregatiVerri avviâr co' lor custodi ai campi.
      Ma i cani latrator facean gran festa 5
      A Telèmaco intorno, né al vegnenteAbbaiavano. Accorto 'l divo Ulisse
      Féssi di quel blandir, già già 'l rumoreDe' passi dell'eroe vie più crescea.
      Perciò converso al buon pastor: "Eumèo, 10
      Certo - disse -, qui giunge un tuo compagnoO conoscente: non latrano i cani
      Ma tripudian; già n'odo il calpestio..."
      p 11 Né fin pose al parlar, che 'l suo dilettoFiglio apparve nell'atrio. A quella vista, 15
      Attonito 'l pastor lèvasi; i vasiIn che 'l vino mescea, di man gli caddero,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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