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      Sui seggi collocârsi. E qui l'ancella 110
      Da un vaso d'oro, nel bacil d'argentoL'acqua alle man versava, indi lor stese
      Lucida mensa. Candido v'imposeLa veneranda dispensiera il pane
      Con molte elette dapi e quelle inoltre 115
      Che tenea in serbo. Stàvasi di fronteLa genitrice su d'un seggio, accolta
      Non lungi dalla porta e gìa torcendoPorporini bei velli. Alle vivande
      Steser ambo le mani e poi ch'estinto 120
      Ebber dei don di Cèrere e di Bacco
      Il desiderio, a dir prese la madre:
      ? 101 "Or vo suso, Telèmaco, a corcarmiNel letto, testimon de' miei sospiri,
      E che de' pianti miei sempre s'asperge, 125
      Dal dì che ad una con gli Atridi, ad ÌlioUlisse veleggiò; ché a te non piace,
      Pria che addùcansi qui gli iniqui Proci,
      Aperto dirmi ciò che del ritornoDel padre tuo, presso altre genti udisti." 130
      ? 107 "Tutto che so, dirotti, o Madre mia
      - Telèmaco rispose -. A Pilo andammoPresso il pastor di popoli Nestòrre;
      Con lieto viso accòlsemi in sua reggia,
      Qual padre il figliuol suo, che all'improvviso, 135
      Dopo lunga stagion d'altronde arrivi;
      Tal ei benigno ed i suoi figli illustriM'accolsero. Pur ei nulla del padre
      Dicéami, ché se vive o se perìo,
      Contezza alcun mortal non gli diè mai. 140
      Al prode Menelao quindi avviommiCon nobil cocchio e rapidi corsieri.
      Èlena Argiva vidi io là, per cui,
      Tal degli Eterni era il voler, cotanteDisventure patîr Tèucri ed Argivi. 145
      Tosto chièsemi 'l Re, qual uopo a Sparta
      Adducévami ed io nulla gli ascosi.
      ? 124 Ratto ei proruppe in questi accenti: "Oh Numi!
      Dunque vil branco di codardi agogna


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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