Pagina (335/437)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ché nell'imo del cor, ospite, tuttiGli antichi affanni ridestar mi sento.
      Pur odi un detto mio: molti infeliciStranieri qui si addussero, ma niuno 485
      Per istatura o voce o portamento,
      Sembiante al par di te pàrvemi a Ulisse."
      t 382 E quel sagace: "O donna, affermâr quantiNe videro amendue, che grande corre
      Tra Ulisse e me rassomiglianza, appunto 490
      Qual tu medesma accortamente or noti."
      t 386 Prese allora Euriclea lucida conca,
      In che versò molta fredd'acqua e posciaLa bollente v'infuse. Incontinente
      L'eroe che assiso al focolar sedea, 495
      Vèr l'ombra si voltò, ché in cor sospettoGli s'ingerì, non forse la nutrice
      Brancicandol, la margine scoprisse,
      E sì togliesse a' suoi disegni 'l velo.
      Fatta a lui presso, come a lavar dessi 500
      Al suo Re i piedi, tosto riconobbeLa ferita che un dì col bianco dente
      Imprèssegli un cinghial, là sul Parnaso,
      Quando a vedere andò l'avo maternoEd i suoi figli, Autòlico valente, 505
      Che gli umani vincea tutti nell'arteDel rapir, del giurar; ché de' suoi doni
      Ermete l'arricchì, cui sempre ardeaCosce accette d'agnelli e di capretti;
      Tal che pronto con lui si accompagnava. 510
      D'Ìtaca a visitar le ricche gentiAutòlico recossi, e nato dinanzi,
      Quivi trovò della sua figlia un figlio;
      Questo pose Euriclea sulle ginocchiaCare dell'avo, tosto che levate 515
      Fûr le mense, e nomollo e sì gli disse:
      t 403 "Autòlico, tu stesso or trova e imponiAl dolce nato di tua figlia un nome;
      A lui che sempre desiasti tanto."
      t 405 E di subito il Re: "Genero mio, 520
      E tu, mia figlia, il nome gli imponete


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Ulisse Ulisse Prese Euriclea Parnaso Autòlico Euriclea