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      Di Telèmaco il detto, accôrlo è forza.
      Garrìnne altier, però che 'l Folgorante 350
      Il comun vóto non curò, altrimentiQuesto canoro dicitor, quieto
      Nel suo palagio rimarrìa per sempre."
      ? 275 Que' detti a vil Telèmaco si tenne.
      Per la cittade conduceano intanto 355
      L'ecatombe agli Dèi sacra gli araldi;
      I ben chiomati Achei si radunâroNel bosco ombroso dell'arciere Apollo.
      ? 279 Fêr nel regal palagio i pretendentiAbrostire le carni e poi che tratte 360
      Fûr da' schidoni e compartite in giro,
      Gioìan del gran convito. A Ulisse innanziPosero i servi porzione uguale
      A quella che gli Achei duci sortîro,
      Come d'Ulisse il caro figlio impose. 365
      ? 284 Ma Palla non soffrì che que' superbiRistasser più dal doloroso oltraggio,
      Acciò d'Ulisse in cor vie più penètriL'ardor della vendetta. Era tra loro
      Uom vago d'atti ingiusti e dispietati 370
      (Ctesippo si nomò, Same abitava)
      Che posta fede ne' tesor paterni,
      Del Rege assente la consorte ambìa.
      Converso a' Proci ei favellò: "M'udite,
      Prenci, non fôra né bello né giusto 375
      Giuntar del garzon gli ospiti, chiunqueFosse colui che in sua magion ricetta.
      Orsù farli vo' anch'io l'ospital donoChe offrir potrà in mercede al bagnaiuolo,
      O dell'inclito Ulisse ad altro servo." 380
      ? 299 Detto, ghermì dal fondo d'un canestroBovino piede che avventò di forza:
      Dechinò 'l capo alquanto e 'l cansò Ulisse
      E dall'imo del cor sorrise un risoAll'intutto Sardonico; colpìo 385
      Del tauro 'l piè l'alta parete. Tosto,
      Con minaccevol piglio, a lui si volseTelèmaco e gridò: "Ctesippo, or godi,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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