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      Un l'altro non accolse: Èrcole innanziSpense il divino Ìfito. Allorché Ulisse
      Partìa sui bruni legni a romper guerra,
      Non togliévalo mai, ma in sua magioneMonumento dell'ospite diletto 50
      Giacéasi e solo in Ìtaca il tendea.
      f 42 Come la donna di beltà pervenneAlla stanza riposta, in sulla soglia
      Di quercia s'arrestò, che artier solerteConstrusse a squadra e ripolì con arte, 55
      V'adattando gli stipiti, sostegnoAlle lucide porte. Incontinente
      Liberò dall'anel l'avvinta fune,
      La chiave immise, vòlsela e le stangheDall'imposte respinse, che muggîro 60
      Come tauro pascente in prato erboso;
      Tal mandando gran suon, l'eccelse porteCompulse dalla chiave spalancârsi.
      Sul palco Ella salì, là 've nell'archeVesti giacean fragranti; e teso 'l braccio, 65
      Dalla cavicchia distaccò il grand'arcoCol fulgido riservo in che si stava.
      Quivi assisa, il posò sopra le careSue ginocchia piangendo e dolorose
      Strida intanto mettea. Poscia fuor l'arco 70
      Trasse dalla custodia. Alfine saziaDi lagrimosi gemiti, redìa
      Nell'aula dove i Proci erano accolti,
      Tra man l'arco tenendo e la faretra,
      Pregna di strai funesti. La seguìeno 75
      Le fantesche con cesta in che 'l forbitoFerro ed il rame risplendeano: giuochi
      Con che il Re s'addestrava. Ai pretendentiGiunta presso, risté l'inclita donna
      Sul limitar del ben construtto albergo; 80
      Candido velo l'una e l'altra gotaLevemente le adombra. In fra due fide
      Ancelle tosto a ragionar si féo:
      f 68 "Duci superbi, o voi che in queste caseDel troppo a lungo assente Re irrompeste, 85
      Avidi sempre d'esca e di bevande,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Ulisse Proci