Pagina (357/437)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Né pretesto altro addurre a tanto rioV'è dato, che il desir delle mie nozze;
      M'udite: ecco un certame e del certameAd una il pregio. Qui depongo il grande 90
      Arco d'Ulisse: se con facil manoQualcuno il tende e traversar d'un dardo
      Le dodici potrà forate scuri,
      Lui seguirò, quest'alma abbandonandoMagion che me ne' miei verd'anni, accolse: 95
      Magione di dovizia e di cui sempreMi sovverrò, cred'io, fin ne' miei sogni."
      f 80 Detto, ingiunse ad Eumèo di porre l'arcoEd il ferro brunito ai pretendenti.
      Piangendo il prese e 'l collocò nell'aula. 100
      Come l'arco del Re vide Filèzio,
      Proruppe ei pure in lagrime. Ma irato,
      Antìnoo gli sgridò con questi accenti:
      f 85 "O stolti mandrian di cui la menteOltra i confini d'un sol dì non varca, 105
      Miseri! a che piangete? A che il cordoglioRidestate nell'animo alla donna
      Affannata pur tanto, poi che 'l caroSuo consorte perdette? O lì seggendo
      Pasteggiate in silenzio, o fuori uscite 110
      A tragger guai; ma qui l'arma lasciate,
      Alla schiera de' Proci arduo cimento,
      Perocché non cred'io, che agevolmenteTender questo fulgente arco potranno.
      No, fra tutti costor non havvi alcuno 115
      Qual era Ulisse: già l'eroe conobbiEd anco in mente splèndemi, quantunque
      Fanciulletto foss'io, quando che il vidi."
      f 96 Così parlò, ché entrato era in ispemeDi tender, solo, il nervo, e d'una freccia 120
      Le ferree scuri attraversar. Pur ebbeIn fato di gustar, primo, lo strale
      Scoccato dall'eroe cui fece oltraggioDianzi nell'aula, e contro cui la turba
      De' compagni eccitò. Qui 'l garzon forte: 125


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Ulisse Eumèo Filèzio Proci Ulisse