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      Cinquanta donne che per me già fûro 530
      Ammaestrate a lavorii diversi,
      A carminar le lane, ad oprar tele,
      Non che a patire il flebile servaggio.
      Dodici di costor, rotte ad ogni attoD'inverecondia, ned a me portâro 535
      Né alla stessa Penèlope rispetto.
      Quanto al tuo figlio, di recente assuntoTra gli adulti, non mai la genitrice
      Balìa gli consentì sopra le ancelle.
      Ma che più sto? salgo alle stanze adorne 540
      Ad annunziarti alla tua donna a cuiGravò di sonno le pupille un Nume."
      ? 431 "No, non destarla - rispondéale Ulisse -;
      Ma di' alle donne che qui vengan, quanteDi laid'opre sin qui contaminârsi." 545
      ? 433 Ita, la vecchia alle fantesche indisseEd esortolle al Re di appresentarsi.
      E Telèmaco in questa ed i pastoriA sé chiamò e lor disse: "Or cominciate
      A portar via i cadaveri; alle donne 550
      Ingiungete che i bei troni e le menseTergon con l'acqua e le forate spugne.
      Rimessa la magion tutta in assetto,
      Traete fuor le ancelle, e poste in mezzoTra la torretta e 'l muro del cortile, 555
      Tutte, con lunghi ed affilati brandiFiedétele, sin che sceme dall'alma,
      Di Vènere i piacer che già di furtoGustar co' Proci, pongano in obblìo."
      ? 446 Tacque; ed ecco venir le donne tutte 560
      Affollate, mettendo alti lamenti,
      Non senza pianto. Trasportâr da prima,
      Alternamente sostenendo 'l carco,
      De' trafitti le salme e le stipâroSotto alla loggia del cortil superbo. 565
      Instava e féa lor forza il Re medesmo,
      Sì che gli estinti a trasportar le strinseNecessità. Poscia i bei seggi, i deschi
      Tergean con l'onda d'imbevute spugne.


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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