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      E dal sonno mi scuoti, che soave 20
      M'era intorno diffuso e ricoprìaLe mie care palpèbre? Io, no, non mai
      Sì forte m'addormìa dal dì che Ulisse
      Veleggiò pel nefando Ìlio funesto.
      Or via, discendi e riedi onde movesti. 25
      Ché se qualche altra delle donne mieDesta m'avesse per udir tai fole,
      Ratto l'avrei non senza irati accentiRimandata; ma or te l'età sovvenne."
      ? 25 "Non di te prendo gioco, o figlia mia 30
      - La vecchia rispondea -. Ritornò Ulisse,
      Veracemente: è qui, com'io 'l t'annunzio;
      Gli è l'ospite che tutti in sua magioneOltraggiâro. Il sapea da lunga pezza
      Telèmaco ma, saggio, occulti ei tenne 35
      I disegni del padre, acciò traesseDa' Proci violenti aspra vendetta."
      ? 32 Esultò la regina e fuor di lettoLanciàtasi, abbracciolla: "O mia Nutrice!
      - Prorompea lagrimando - il vér mi narra: 40
      S'ei come affermi, a' suoi tetti se n' venne,
      Come solo poté sui Proci infamiAvventare le man, quand'essi in folla
      Stavano sempre entro il palagio accolti?"
      ? 39 "Ned il vidi, né 'l so: de' morituri 45
      Udìa soltanto il gemito; noi tutteNel fondo assise delle stanze e chiuse
      Da salde imposte, già colpìa 'l terrore;
      Finché sorgiunse il figliuol tuo che a nomeDel padre mi chiamò. Trovai l'eroe 50
      Ritto là, tra i cadaveri che stesiD'intorno a lui, sul duro pavimento
      Giacean gli uni sugli altri; oh! come lietaN'andresti tu, mirando il tuo consorte,
      A guisa di Lion tutto coverto 55
      Di polvere e di sangue. Or, del cortileSotto i portici, stanno ammonticchiate
      De' trafitti le spoglie. Acceso un fuocoGrande, or col zolfo a vaporar s'adopra


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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