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      Ultimo, ché Telèmaco il precesse.
      Già de' verri 'l pastor guida l'eroe,
      In vili panni avvolto e simiglianteA stanco poverel rotto dagli anni,
      Che in sul baston s'appoggia. A tal condotto, 205
      Com'ei n'apparve all'improvviso, niunoDi noi, ned anco i vecchi, 'l ravvisâro.
      Con parole d'oltraggio e con percosseIl malmenammo. Malmenato a lungo
      Con motteggi in sua reggia e con percosse, 210
      Tutto con paziente alma sostenne;
      Ma come 'l suscitò dell'alta menteDi Giove un raggio, tolse via col figlio
      Le fulgid'arme e le depose ad alto,
      Nel talamo, di cui chiuse le porte. 215
      Indi alla moglie con astuto avviso,
      Di propor l'arco ed il forbito acciaroIngiunse: a tutti noi, miseri! gioco
      E principio alla strage. Alcun non seppeTendere il nervo di sì valid'arco 220
      Con sue povere forze. Ma com'ebbeStesa la destra, onde ghermirlo, Ulisse,
      Tutti mettemmo un minaccevol grido,
      Divietando malgrado all'instar suo,
      Che il pastor gliel recasse. Unico 'l figlio 225
      Incorò 'l genitore ad afferrarlo.
      Come l'ebbe tra mano, agevolmenteIl tese e tutte con lo stral le scuri
      Perforate passò. Poscia d'un saltoBalzò sopra la soglia, ivi piantosse, 230
      Ivi gli strali a piè versò, all'intornoGli occhi volgendo orribili. Per primo
      Antìnoo saettò. Poscia di contro,
      Tolto di mira or l'uno, or l'altro i dardiMortiferi scoccava. Ammonticchiati 235
      Un sull'altro cadevano. A' lor fianchiManifesto pugnar vedéasi un Nume.
      Ratto, sospinti dal valor natìoPrecipitâr nell'aula; in tutte parti
      Seminavano stragi; ululi e strida 240
      Misti al rumor delle spaccate teste,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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