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      Ti deforma squallor, vil veste addossi.
      Ned a colpa di tua trascuratezza,
      Tal governo di te può farne il Sire; 325
      Né chi t'affisa, ravvisar potrebbeNulla in te di servil, sia nel sembiante,
      Sia nell'alta statura e 'l portamento;
      Anzi rassembri un Re. Rassembri ad uomoChe dopo 'l bagno e 'l prandio, ir debba a letto 330
      Mollemente a posarsi, com'è degnaUsanza de' vegliardi. Or dimmi schietto,
      Di chi servo se' tu? Di': a cui quest'ortoGoverni? E dimmi inoltre, ond'io 'l mi sappia:
      Vero è che io stommi in Ìtaca, qual dianzi 335
      Lo mi affermò colui che in me s'avvenne,
      Uom d'indole diversa, che non volleNé rispondere a me, né udirmi, quando
      L'interrogai se l'ospite mio viva,
      O, se già morto, discendea fra l'ombre. 340
      Dunque a te parlerò, pon mente e m'odi:
      Ospite un tempo nel natìo paese,
      Accoglieva un eroe che appo me venne;
      Nullo degli stranier che al tetto mioGiunsero di lontan sì mi fu caro. 345
      Nacqui - dicéami - in Ìtaca e Laerte
      Arcesìade è 'l mio gran genitore".
      L'accolsi, l'onorai, quanti 'l mio tettoBeni capìa di tutto cor gli porsi,
      Indi, come s'addice, gli ospitali 350
      Presenti ebbe da me: sette talentiD'òr lavorato, sculta a fiori un'urna
      D'argento tutta, e tutte scempie e vagheDodici vesti, tanto di tappeti,
      Di tuniche di bei manti; ed inoltre 355
      Quattro sperte in lavori esimie donneCh'ei stesso elesse, belle a meraviglia."
      ? 280 Ed in lagrime il padre: "Ospite mio,
      A quella terra di che parli, arrivi,
      Che iniqua schiera oltracotata invade. 360
      Que' molti doni invan largisti; certoSe 'l tuo qui ritrovassi ospite vivo,


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Sire Laerte