Pagina (405/437)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Rimandato ei t'avrebbe e rimertatoDel par con doni e generoso ospizio,
      Dovuti a chi primo n'accolse. Or dimmi 365
      Schietto: quanti passâro anni dal giornoChe l'eroe ricettasti, il tuo infelice
      Ospite, il figliuol mio, se mai di tantoFiglio era degno? Misero! lontano
      Da' suoi più cari e dal natìo paese 370
      O giace esca di pesci al mar in fondo,
      Ovver sul continente augelli e fereIl divorâro. Né l'esequie e 'l duolo
      Gli féa la madre sconsolata e 'l padre,
      Noi che all'aure vitali 'l producemmo; 375
      Né la saggia Penèlope, già illustrePer dote ricca e per virtude, pianse,
      Siccome è degno, nel funereo lettoL'amato sposo, né potéo pur gli occhi
      Comporgli; onor che addìcesi agli estinti. 380
      Or dimmi 'l vér: chi sei? Donde movesti?
      Quale la patria ed i parenti? DoveSta il ratto pin che Te con i tuoi prodi
      Qua ti condusse? O passeggier venistiIn altrui nave ed i nocchier, sbarcato 385
      Come t'ebbono qua, si dipartîro?"
      ? 302 Ed Ulisse: "Dirotti a parte a parte,
      Tutto che brami. Nacqui in Alibante,
      Là 've s'estolle il tetto mio, son figlioD'Afidante che il Re Polipemone 390
      Ingenerava. Epèrito mi chiamo.
      Dalla Sicilia svòlsemi ed errante,
      Contro mia voglia, qua uno Iddio mi spinse;
      Sta presso i campi il legno mio, né moltoDista dalla città. Quanto ad Ulisse, 395
      Volge il quint'anno che l'eroe dolenteLa mia patria lasciò; mentr'ei partiva
      Destri gli augei volavano: di tantoAugurio lieto il congedava ed egli
      Del par lieto se n' gìa, ché in cor ne sorse 400
      Speme di ritrovarci in altro ospizioE di porgerci alterni incliti doni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Penèlope Ed Ulisse Alibante Afidante Re Polipemone Sicilia Iddio Ulisse