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      Le dottrine repubblicane serpeggiavano di già tra qualche studente e letterato, ma doveansi considerare un frutto degli studî dell'antichità e delle società segrete, anziché una tendenza generale degli animi colti, i quali a quell'epoca ebbero a scopo soltanto franchigie costituzionali. Quanto alle masse popolari, parte mostrossi favorevole ai moti, per desiderio - come sempre - di novità; parte per avversione ai governi esistenti, da cui non aveva avuto che miseria e prigioni; e parte infine per gli eccitamenti dei carbonari.
      Il sentimento di Una Italia indipendente non esisteva nella classe infima della società; e tra la media ed istrutta era, se abbiamo a parlar vero, ben poca cosa. Gli avvenimenti della rivoluzione francese, l'impero di Napoleone, e il genio di quest'uomo, avevano elettrizzato gl'Italiani, scosse le loro immaginazioni, dato un febbrile impulso alle passioni tutte del cuore, comunicato il moto, la vita, l'attività; e ridestarono il sentimento di libertà e d'indipendenza ad una nazione, che per secoli sembrava addormentata tra gli amori, le dolcezze del clima, e corruttele di ogni sorta.
      Ma il cambiamento sopravvenuto nelle idee e ne' sentimenti quasi del tutto disparve al cader dell'astro, che n'era stato cagione; tanto perché non avevano avuto campo di mettere salde radici, quanto perché la rivoluzione era stata passiva e non attiva.
      E questa fu la ragione che nelle sommosse o insurrezioni posteriori, invece di agire per profondo sentimento nazionale, si diedero gli Italiani a scimiottare le forme costituzionali, che venivano inaugurate oltremonti, volendo che a quelle fossero discesi i piccoli governi italiani.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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