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      Si richiese per noi il comandante di qualche particolare intorno la spedizione; ma, o fosse ignoranza, o piuttosto mal volere, asseverò non saperne più oltre. Dal canto nostro, tentammo una delle vie segrete, e riuscimmo a venire in chiaro della verità.
      Una mano di venti valorosi giovani coi Bandiera e Ricciotti e Moro avevano sbarcato il sedici di giugno nelle Calabrie, presso la foce del Neto. Chiamati a libertà gli abitanti, non rinvennero eco; nessun convegno prestabilito, nessun preparativo vi aveva; ingannati da falsi rapporti, e dalle esagerazioni del partito della Giovine Italia, anziché in seguaci si abbatterono in palle nemiche e traditori(3); e il venticinque luglio vennero miseramente fucilati gridando: "Viva l'Italia!" Così finirono quei giovani eroi, degni d'una miglior sorte.
      Ma tornando donde mi partii, è a sapersi che durante la nostra prigionia potemmo combinare una evasione, di concerto coi soldati di presidio. Si scuoprì, sopravvennero rigori insoliti, alcuni soldati vennero arrestati, e poscia condannati a qualche anno di galera.
      Gli amici di Serpieri si mostrarono disposti più volte a farci evadere: erano giunti perfino a poter introdurre tutto che fosse stato necessario, ma Serpieri stette sempre fermo sul niego. Del come andasse il nostro processo, s'ignorava: si teneva però certo, che saremmo stati giudicati dalla Commissione militare residente a Bologna. Vedendo che le cose procedevano assai per le lunghe, un dì mi feci annunziare al comandante. Come fui ad esso, chiesi un foglio di carta dicendo di voler scrivere alla Commissione: mi si concesse.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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