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      . Con quale animo si accogliessero le venerande frasi, ognuno se l'immagina di già, in pensando che il Santo Padre ci aveva privati di libertà, perché si amava per noi la libertà della patria e l'uguaglianza predicata da Gesù Cristo.
      Nullameno convenne piegarsi alla confessione, a questa instituzione volta dal dispotismo ad uso di spiare perfino i pensieri; a questa instituzione che costituisce il più forte anello della catena che tiene in ischiavitù l'umanità, e che fu cagione dei roghi del fanatismo.
      Purificati coi sacramenti cattolici, venimmo non molto dipoi incatenati a due a due, e spediti provvisoriamente nella fortezza di Civita-Castellana.
      Questa fu edificata regnante Alessandro VI, papa di ben trista memoria, ad uso di villa di piaceri e d'orgie; si pensò nullameno di renderla forte col mezzo di qualche opera militare. Nel mezzo sorge un fortino, detto maschio della fortezza, di forma circolare; che comunica col rimanente del fabbricato mediante uno o due ponti levatoi. I contorni sono disposti secondo le linee di fortificazione di quei tempi, ed hanno a difesa alcune artiglierie.
      Dacché le circostanti campagne rimasero incolte, l'aria si fe' pestilente; i papi pensarono di non più tenervi soggiorno di delizia, e l'abbandonarono.
      Essa giace nel mezzo di vasta pianura, appena qua e là ondeggiata da qualche poggio e collina: nell'estate vi sono acque stagnanti, in cui si putrefanno le piante, che colle loro esalazioni ammorbano l'aria. Gli abitanti della città, che porta lo stesso nome della fortezza, e che vi è allato, sono d'aspetto giallognolo ed infermiccio; le erbe crescono sopra i tetti; e nei tempi di caldo, la maggior parte di essi giacesi nel letto per febbri intermittenti e maligne.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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