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      Or bene, nelle nuove rivoluzioni, nei movimenti posteriori a un tale atto, abbiamo noi attentato all'ordine pubblico? Abbiamo noi operato contro la legittimità del governo?
      No! Noi prendemmo le armi contro Pio IX, perché ci voltava le spalle; perché tornava sulle orme de' suoi predecessori; perché tradiva l'Italia, la patria, i suoi sudditi; perché si collegava col dispotismo straniero; perché fuggiva; perché cessava infine di essere un sovrano legittimo!
      Conchiudiamo: nei tentativi di rivoluzioni, nelle prigioni, dinanzi ai giudici, alla morte, i patrioti mostrarono ardire, costanza e abnegazione non comuni.
      CAPITOLO TERZO
     
      Innanzi di toccare degli eventi che succedettero alla amnistia, egli è mestieri che risalga un po' addietro, e che accenni ciò che accadde nelle Romagne durante la mia prigionia.
      Ne' tentativi rivoluzionarî del 1843 prevaleva in gran parte il principio repubblicano; ma in appresso, a questo carattere venne sostituito il costituzionale e moderato; e si volle perfino che v'andassero mischiate le insinuazioni russe.
      Quantunque il principale scopo dell'agitazione fossero le riforme e la secolarizzazione del governo, non però si era dimentico, che l'oggetto ultimo avrebbe dovuto essere quello della indipendenza nazionale.
      I moderati e i repubblicani, tutti uniti per portare allora un cambiamento nel sistema governativo, differivano nullameno nei mezzi di azione.
      Li volevano i primi, legali, lenti, progressivi; i secondi, istantanei, colle armi alla mano, ed a modo di rivoluzione.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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