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      Ivi prese a scrivere i Ricordi ai giovani, in cui sviluppava l'argomento della guerra regia, dimostrando a chi si dovessero apporre i rovesci toccati, e dicendo che unica speme di salvezza era la repubblica. Mentre che egli stava dettando le sue parole, il popolo italiano, per necessità di fatti, non influenzato dalle opinioni di alcun uomo, per quel sentimento che fermentava in ogni cuore patriottico, il popolo italiano proclamava la repubblica a Venezia, a Roma, e altrettanto si apprestava di fare nella pacifica Toscana.
      Scosso il capo della Giovine Italia agli impensati rivolgimenti, alla perfine si muoveva recandosi dalla Svizzera in Toscana; ed ivi si studiava di persuadere i governanti a decretare l'unificazione con Roma. Non potendovi riuscire, lasciò Firenze; e il 5 di marzo faceva il suo ingresso a Roma, dove il 12 di febbraio era stato fatto cittadino romano, ed il 25 eletto a deputato.
      Vediamo ora quali eventi si svolgessero in Piemonte.
      Nonostante le mene dei retrogradi, Carlo Alberto pensava di tornare in campagna: radunava un centomila soldati, e li metteva - nuova onta nazionale - sotto un generale estero ed incapace.
      La maggior parte dei soldati piemontesi lasciava numerose famiglie, sprovviste dei sussidi del loro capo; sicché, come ben diceva il general Bava, anziché guardare al nemico si volgeano addietro. Gli uffiziali superiori dicevano di andare a far una passeggiata militare, poiché era follia il voler sostenere una guerra contro tutta Europa.
      I repubblicani, dal canto loro, insinuavano al soldato di non battersi, perché trattavasi di una campagna a favore del dispotismo, perché Carlo Alberto era un traditore.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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