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      A chi la colpa? al disaccordo generale; alla mancanza di un uomo, che avesse, con superiorità d'ingegno, forza di carattere e d'influenza, potuto impadronirsi delle menti, e dare un moto a tutte le parti sconnesse e dislegate degli stati liberi.
      E queste sono le ragioni che mettono innanzi i moderati contro i repubblicani.
      Ma che che ne sia, il 23 di marzo le pianure novaresi furono testimoni della disfatta dei Lombardo-Piemontesi, del disastro che la diede vinta alla reazione di tutta Europa. I deputati romani si commossero al fatale annunzio; il pallore comparve sul volto dell'universale degl'Italiani: solenne prova, che da un punto all'altro della penisola sentivasi di essere Italiani. Ma a che valgono i pianti al momento dell'infortunio?
      Avemmo concordia di lutto nel dì della perdita; e perché non la mostrammo alla vigilia della battaglia? perché tutti non volammo là, ove il dover nostro ci chiamava? là dove un ceffo tedesco stava calpestando il suolo italiano?
      Perdemmo: ben ci sta. Dopo la battaglia di Novara, la reazione non ebbe più ritegno.
      Sicilia vinta, Toscana in mano di furibonda plebaglia, eccitata dagli aristocratici e dai reazionarî.
      Nuovi tentativi di rivoluzione in Germania, ma vinti non appena apparsi; la guerra ungarese ardita, audace, di trionfo in trionfo. Tutto per niente. Parigi, Austria, Russia, Prussia, e papa in un viluppo contro la rivoluzione! E l'Inghilterra? che faceva la regina dei mari? Essendosene rimasta colle mani alla cintola quando egli era tempo di soccorrere la libertà dei popoli, bisognava bene che ora seguitasse nella stessa via d'indifferenza.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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