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      Sin dacché la repubblica fu proclamata, noi sentimmo di essere Italiani senza distinzione di dialetto, di foggie, d'idee, di provincia, e all'ombra della maestà del Campidoglio fratelli ci dicemmo, e come tali ci abbracciammo.
      Durante il Triumvirato, tutta la macchina governativa s'ebbe nuovo impulso di moto; una commissione di guerra fu istituita per ciò che concerne il dipartimento militare, e si presero forti misure contro gli assassinî politici, che infestavano alcune provincie.
      Ma quanto a' soldati, se ne poté a mala pena mettere assieme un quattordicimila per fare fronte alle invasioni estere, che si annunziavano prossime; meschinissimo numero, se si considerano i quasi tre milioni dello Stato Romano.
      Quantunque il Triunvirato dispiegasse nuovo e potente vigore, era ben lungi a' sua volta dal possedere il genio rivoluzionario. Avrebbe dovuto interessare con grandi provvedimenti le classi agricole e povere dello stato; recare la face della repubblica negli stati vicini: nulla di questo. Mazzini, padrone del campo, di mezzi finanziari, di quattordicimila soldati; egli che aveva in mano tutte le risorse di uno stato in rivoluzione, generali e ardenti uffiziali; egli, il propugnatore della guerra per bande, che aveva tentato spedizioni senza probabilità di riuscita, con venti, cinquanta, cento uomini malamente armati e pagati: egli, dico, non dovea spingere soldatesche negli Appennini abruzzesi? E prevedendo, anzi sapendo della invasione francese, cui era impossibile resistere(12), non doveva egli accendere la guerra nella vicina Napoli? porre sossopra questo reame potente e forte per armi, popolazione, danaro, soldati, posizioni strategiche? spedirvi Garibaldi, il cui nome infiammava le menti del soldato, dell'agricoltore, del montanaro?


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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