Pagina (91/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Le intenzioni di un tentativo furono subito pubblicamente palesi a Sarzana, alla Spezia e nel Ducato.
      Da ciò rigori: tutti i gendarmi, doganieri e guardie rurali in movimento.
      Non paghe a questo le autorità sarde diedero voce, che alcuni malfattori e ladri battevano i campi e i monti. Circondati per ogni dove dalle insidie di un governo che, ove avessimo riuscito, si sarebbe impadronito della rivoluzione, fummo arrestati da sette gendarmi, che col fucile carico scagliaronsi su di noi inermi, gridando: Chi bugia l'è mort!
      All'approssimarsi dei gendarmi, io nascosi in fretta le lettere di Mazzini, e le ricevute che serbava per mia garenzia, tra il tessuto di paglia della capanna; incatenati che fummo, i gendarmi la disfecero in parte, e trovate quelle carte, si chiese da loro:
      Di chi sono?
      Mie: a me, a me appartengonorisposi francamente.
      Dalle lettere di Mazzini si rilevava, ch'ei non poteva disporre di più di ottomila franchi, sette dei quali erano stati a me rimessi. Nominava colle prime iniziali alcuni nomi, tra i quali quello di Pistrucci, che fu poi arrestato in Alessandria. Parmi si raccomandasse di mettere la formola Dio e Popolo in testa dei proclami, ecc.: cosa che non troverassi certamente nei manifesti, che aveva steso io medesimo. Ne' miei scritti dettavo ordini severi, che i costituzionali vollero interpretati contro di essi; e di ciò padronissimi: ma il fatto era falso. In un articolo diceva a un dipresso come segue:
      Chiunque, sotto specie di libertà, o con scritti o con parole, s'introdurrà tra le file dei combattenti per disseminarvi la discordia, per ridurli alla dissoluzione, sarà arrestato e tradotto dinanzi un Consiglio o Giunta di guerra.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





Sarzana Spezia Ducato Mazzini Mazzini Pistrucci Alessandria Dio Popolo Consiglio Giunta