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      Incalzati col ragionamento, risposero: "Ci si mandi Garibaldi, e ci leveremo";
      4°) questi fatti dimostrano come non vi fosse alcuna disposizione in que' popoli, e come gli agenti di Mazzini, nel dare rapporti a Londra, o erano ingannati o cadevano in esagerazioni;
      5°) perché Ricci non aspettò l'ordine di Fontana per muoversi? Non si poté mai esplicare;
      6°) perché P[etriccioli], che disse di averlo sconsigliato di recarsi a bordo cogli schifi, ammonendolo ad attendere i cenni del Fontana, lo seguì poscia? E perché quando faceva d'uopo di silenzio, di accordo, di unione, venne egli fuori con parole che insinuarono la sfiducia, la demoralizzazione? Suo dovere era o di non seguire Ricci, o se accompagnavasi con lui e con gli uomini della spedizione, doveva tacersi, e aiutare il fatto con tutte le sue forze.
      Quanto a Ricci, si venne poscia fuori colla usata leggerezza di sciocche accuse. Egli precipitò forse il movimento, perché si fondava sulle promesse, che fino allora gli abitanti gli avevano fatto, di accorrere in massa; e perché il capitano minacciava di gettar le armi in mare, se non si faceva presto. Del rimanente, ei non tradì, ed è ridicolo il pensarvi.
      Questo nuovo fatto, se mi colmò di rabbia da un lato, mi aprì bene gli occhi intorno a ciò che v'avea da sperare da vaghe promesse di giovani e di entusiasti, o da spedizioni di fuorusciti.
      Sotto la impressione del momento scrissi un lungo articolo al Parlamento ed all'Italia e Popolo, in cui bistrattava certo e gl'Italiani e i repubblicani.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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