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      Eglino si affidano ad esagerati rapporti di qualche giovane entusiasta; disconoscono lo stato reale delle cose; architettano piani su dati falsi, nella solitudine de' loro gabinetti, che poi all'atto della loro esecuzione falliscono, e sono cagione di vittime immolate al dispotismo.
      E, di grazia, a che ponno riuscire spedizioni di dieci, trenta, cento fuorusciti? O il popolo è maturo e pronto a insorgere, e non ha d'uopo di sì meschino aiuto; o non lo è, e saremmo noi tanto acciecati da credere che un sì ridicolo numero possa mettere in sollevazione una nazione intiera? una nazione divisa? i cui governi dispongono di spie, di danaro e di soldati? i cui eserciti sono presti a volare con forze centuplicate per ischiacciare qualunque manifestazione rivoluzionaria?
      Si dirà, per avventura, che abbiamo ai nostri tempi l'esempio della spedizione di Napoleone il Grande a Cannes. Ma dei Napoleoni fuvvene un solo al mondo dopo Annibale; in lui erano grandezza, azione, genio, potenza di volontà; egli possedeva il segreto di far sorgere l'entusiasmo ovunque presentavasi, segreto acquistato su cento campi di battaglia.
      Dal nostro lato, che avemmo e che abbiamo invece? Il genio nelle parole, la meschinità nei fatti.
      La spedizione fallita fu nuovo scacco pel partito di Mazzini: chi ne fu la cagione? Le circostanze? il caso? o veramente io, che ne era il capo? - Io, certamente! - per la sola ragione, che ne aveva assunto la direzione.
      CAPITOLO OTTAVO
     
      Fermatomi a Marsiglia e Lione un giorno o due, mi recai subito dopo a Ginevra, e mi condussi difilato da Maurizio Quadrio.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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