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      Mazzini alloggiava con lui: mi si disse essere fuori di città; feci sembiante di crederlo. Quadrio si mostrò corrucciato; egli avrebbe voluto che mi fossi gettato ai monti con quattro o sei o dieci individui. Le quali belle parole mostravano sempre più, come mai dagli uomini di gabinetto si disconosca lo stato reale degli elementi e degli uomini. Si è sempre pensato che in Italia si potesse, come Mina o Cabrera, incominciare un moto insurrezionale, e farlo prendere piede con due o tre uomini; e questa credenza è stata fonte di tutte le sconfitte, di tutti i disinganni tocchi fino ad oggi dal partito. Quadrio, al pari di Mazzini, è un ottimo patriota; ma in fatto di pratica, la immaginativa gl'ingrandisce gli oggetti, e gli fa prendere per corpi materiali ciò che non è che semplicissima larva.
      M'ebbi de' rimproveri, cui, sapendo mossi da amore di patria, e da passione pel sinistro esito del tentativo, presi in santa pace. Da lui seppi come i due agenti spediti nell'interno di Lombardia fossero stati arrestati(24).
      Mentre soggiornava in Ginevra, Mazzini mi scrisse, chiedendomi se voleva partecipare a un fatto brillante verso la Valtellina. Risposi affermativamente.
      Dovea io accettare? Certo sì: i due falliti casi mi sospingevano a gettarmi di nuovo nell'arena, e fare ogni possibile di riuscirne trionfante. Mazzini allora mi diede più ampie spiegazioni, al che Quadrio, valtellinese, aggiunse alcune riflessioni sulla positura dei luoghi, sull'indole degli abitanti, e mi fornì della Campagna del duca di Roano, combattuta in que' luoghi.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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