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      3°) il capo costretto di darsi nelle mani di giovani inesperti e di qualunque altra specie di uomini, purché atti a tenere un'arme;
      4°) coloro che erangli rimasti affezionati, essere uomini non d'azione, ma vecchi amici, onesti, ma ciechi adoratori;
      5°) ostinatezza di Mazzini nell'idea, che un pugno d'uomini coi nomi di Dio e del Popolo valga a far insorgere tutta la penisola; e disconoscimento delle opinioni e dello stato reale degli animi in Italia;
      6°) per ultimo, difetto di capacità ordinatrice nella mente di lui, e mancanza totale di senno pratico.
      CAPITOLO NONO
     
      Come mi ebbi procurato un nuovo passaporto, sotto il nome di George Hernagh, la sera del 1° di ottobre del 1854, accompagnato dalla signora Emma Herwegh e da alcuni amici, mi posi in viaggio alla volta d'Italia.
      Toccai Lucerna, il San Gottardo, Novara, e mi condussi a Torino. Presi questa via, acciocché la provenienza diretta dalla Svizzera non fosse stata cagione di sospetti. Ivi m'imbattei con alcuni amici; tremavano al vedermi; dissero che essendo io mazziniano(25), tutta la emigrazione, tranne pochissima, mi era contro; che il governo sardo avrebbe arrestato chiunque fosse stato in contatto meco; che la pubblica opinione era per la indipendenza, e per il Piemonte, che si aveva fondamento di credere favorevole a questa; che il partito di Mazzini riducevasi ormai alla meschinità, ecc.
      A dire il vero, non diedi gran peso a queste parole, ma dal conversare che feci con persone, che avrebbero dovuto essere assolutamente dal nostro lato, m'avvidi pur troppo che, non che menzogne o esagerazioni, elle contenevano una solenne verità.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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