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      È provato dai registri delle prigioni, che nella sola Mantova muoiono da trenta prigionieri su cento ciascun anno; cosicché l'Austria può ben far grazia di vita: essa sa che il detenuto, presto o tardi, finisce per spirare nelle galere.
      Sotto Francesco imperatore, i prigionieri di Stato si cacciavano in Moravia, nello Spielberg, ad espiarvi la pena; dopo la morte di lui, se ne mandano ivi, a Gratz, a Leybach, a Josephstadt, a Jerestadt, e nelle galere di Padova e di Mantova: la galera è carcere duro, il durissimo è stato abolito, ed è inutile il darne descrizione. Il carcere duro prescrive che il detenuto vada vestito dei panni dati dal governo: sono vestiti di lana o di tela, secondo le stagioni, grigi e grossi oltre ogni credere: alle gambe gli viene ribadita una catena di ferro, la quale pesa da trenta libbre, e va scemando a seconda della condanna più tenue. I condannati stanno in un gran camerone; ciascuno ha un sacco di paglia, che gli viene cambiato ogni sei mesi, un lenzuolo e una coperta; deve lavorare dal mattino alla sera in qualche arte, se ne sa, altrimenti lo si mette a filare: tre ore al giorno vanno i prigionieri in un gran cortile, ma la catena non si toglie mai. Del ricavato del lavoro non viene loro concesso che un soldo: quanto al comprar cibi vi ha grande restrizione; è permesso soltanto il formaggio, salame, qualche frutto, e null'altro; sono proibiti i sigari e i libri; quanto al vino, non è concesso che piccolissima quantità a proprie spese; tutto che si compra, si paga il doppio, il triplo del suo valore.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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