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      Appariva oltre a ciò, che avevo fatte pratiche per entrare nel servizio militare austriaco siccome uffiziale, mentre si tramava una rivoluzione a Milano.
      Qual n'era lo scopo? Tutto questo faceva la mia posizione assai intricata.
      Mi appigliai perciò al partito di tenermi sul niego, in tutto ciò che non fosse provato ad evidenza; e quanto ai nomi d'individui, o piani ignoti di rivoluzioni, di dire francamente che non avrei mai tradito la causa, né il partito; per ultimo decisi meco stesso di usar grande pazienza e sangue freddo: estremi indispensabili in tali occorrenze, e che ad onta del mio fermo proponimento, non fui capace di mettere in uso.
      Per norma generale è a sapersi, che i giudizî politici si riducono a pure formalità; che i prigionieri importanti si vogliono, a torto o a ragione, puniti dalla parte avversa. Perciò la saggezza e la devozione alla causa consigliano di rimanere sempre sulle negative, di non ammettere che ciò che sarebbe assurdo di escludere; che debba evitarsi di esser tirato in questioni, che richiedono ulteriori spiegazioni sugli uomini, progetti, o tentativi; e da ultimo, che quando si conosce essere tutto in mano dei nemici, debbesi usare franchezza e dignità.
      Riassumendo e tornando a me, tre fatti principali stavanmi contro:
      attività non comune a danno di tutti i governi dell'Italia;
      trasmettimento d'istruzioni da me scritte per la rivoluzione in Milano;
      viaggio nelle provincie di razza tedesca, e pratiche per prendere servizio nell'armata austriaca, che doveva considerare come nemica.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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