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      Oh! hai fatto bene, sì, benerispose egli con una voce alquanto roca, e in accento melanconico.
      Stati alquanto zitti, egli riprese:
      E tu come te la vivi?
      Col vitto d'infermo, giacché le febbri non mi lasciano.
      'Ma i tuoi parenti non ti mandano nulla?"
      Finito il poco danaro che aveva meco, mi fu vietato di spedir lettere, e da dieci giorni soltanto mi è stato concesso di scrivere; bisogna però che non parli d'arresto, e che faccia conto di essere a Verona; credo poi che le lettere non vadano, siccome mi è avvenuto un'altra volta.
      Infami!
      disse egli con rabbia e forza.
      Io seguitai così:
      Dacché egli è lungo tempo che sei qui devi avere bene studiato i secondini: vi è egli da fidarsi di alcuno per ispedire soltanto due righe che domandano del danaro onde non morire di fame?
      Per tal rapporto,
      rispose egli "sono la gente più trista che io mi abbia mai conosciuto; non ti fidare di alcuno. Sappi ch'e' sono gli stessi, che hanno assistito al celebre processo militare di due anni or sono. Eglino diedero mano a Casati; stavano presenti alle bastonate che si davano ai poveri Italiani; ed in tutto diedero mostra della massima esattezza e del più grande zelo."
      Alla larga con tal gente» ripigliai io.
      Dopo di che finimmo.
      Strana cosa! Calvi era certo ch'io doveva andare alla morte, ed io di lui; ma quanto a lui stesso, ei s'illudeva; e quanto a me, si studiava di togliermi qualunque idea trista, volendo che anche il solo dubbio della morte fosse scomparso dalla mia mente. E ciò era ben naturale: proveniva da animo di amico e di patriota.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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