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      La mia immaginativa dava in sogni.
      Venuto al cospetto del Sanchez, gli chiesi: "Che havvi di nuovo, signore?»
      Si trattarispose "di cosa da nulla: un disertore ungarese, che porta il nome fittizio di Fissendi, arrestato nell'aprile 1854 a Brescia, e trovato con documenti di Mazzini e Kossuth, depone che a Ginevra Maurizio Quadrio valtellinese lo presentò a Tito Celsi; che questi gli diede mille franchi, comunicandogli nello stesso tempo delle istruzioni per una missione politica. Chiesto intorno ai connotati di Tito Celsi, egli ci ha descritto appunto quelli della sua persona. La sua posizione si peggiora, se è pur possibile, sempre più; ma ciò non importa: ella è invitato a rispondere su questo argomento, e a dire la verità."
      Stetti costantemente sul niego, non per evitare un'accusa di più, ma perché avrei dovuto discendere a spiegazioni, che voleva del tutto escluse. Al che Sanchez soggiunse:
      Faccia quel che crede; verremo alla riconoscenza personale, e così sarà finita
      .
      Due giorni dopo ciò appunto ebbe luogo. L'ungarese mi guardò a traverso del buco fatto in una porta, ma non ne conobbi il risultato.
      Prima di uscire dalla residenza del Sanchez, gli chiesi di Calvi; rispose con molta gravità:
      Non si sa ancora nulla, cosa che ci meraviglia grandemente: le sentenze per le esecuzioni non sogliono giammai tardare più di due o tre mesi e ne sono già trascorsi sei
      .
      Gli domandai poscia notizie della guerra di Crimea; al che soggiunse:
      Il colera fa stragi; non si è potuto ancora condurre i Piemontesi al combattimento; Sebastopoli non si piglierà nemmeno in trenta anni; gl'Inglesi non hanno più un soldato; la Francia non può sprovvedere l'interno


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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