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      Non vedete voi dunque la violenza e il tradimento, or nascosti, ora scoperti, ma bene spesso trionfanti?
      Poi ripensava, e sbalzava in piedi: il sangue mi saliva alla testa; me la bagnava a più riprese con acqua, e mi calmava alcun poco. Mi piantavo ritto dinanzi alla finestra, ed osservava quei brani di cielo, che poteva ammirare traverso le sbarre. Dopo brevi secondi di estatica contemplazione, mi ricredeva di quanto aveva potuto pensare e diceva: "Sì che vi è un Dio: quel cielo non è opera dell'uomo miserabile, o del cieco caso. Giustizia su questa terra? ve n'ha: l'infame presto o tardi paga il fio delle sue male azioni; io me ne muoio quieto, e col cuore tranquillo. Quando andrò al patibolo, griderò: Viva l'Italia! La serenità si leggerà sul mio volto; darò l'ultimo respiro vitale colla mente rivolta a Dio, alla patria, ai miei bimbi".
      Confortato dai pensieri, che giustizia sarebbe fatta o quaggiù o in una vita futura, passava ad altri oggetti di meditazione: prendevo Dante, indi Byron; i loro forti accenti mi scuotevano; leggevo il Corsaro, divoravo Mazeppa.
      Oh! se potessiio diceva "salvarmi dai miei nemici, e come lui raccozzar gente pel loro esterminio! Chi sa? Sono ancor vivo; il mio cuore palpita ancora, come nei giorni di combattimento e di patrio ardore; morto non sono per anco: coraggio, volontà ferma e costanza; ed uscirò, sì, lo voglio, lo giuro'"
      Indi guardavo alle sbarre, e mi pareva già prossimo ad essere libero, ed esclamava:
      Mi batterò ancora per l'Italia; e se morrò sarà almeno con un ferro alla mano


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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