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      Nell'interno del mio animo mi armava di una pazienza e di una costanza senza pari, e quando queste mi lasciavano per un istante, volgevo subito la mente alla patria, ai figli, e ad una vendetta.
      Allora mi sentivo rafforzato: che sono mai alcuni mesi di dura prigione e di stenti? Uscirò, sì; non vi sono ostacoli per me! ...
      Il tempo... oh! il tempo matura di grandi cose: se l'uomo ha cuore e sente il bisogno della vendetta, il vile che insulta può star certo di non fuggire quandochessia la pena condegna.
      Vi sono degli insulti tali, che la sola morte dell'insultante può dare giusta riparazione.
      E coloro che insultano, siano poi grandi, potenti, pretesi virtuosi, o raffinatissimi intriganti, stiano ben certi, che la burrasca li coglie, se chi è stato offeso ha buon cuore. Passino pur gli anni in apparente bonaccia, tutto sia calmo, ma l'uomo indipendente deve punire per se stesso colui, che la legge o l'opinione anche momentanea non punisce, colui che ha osato toccarvi nell'onore.
      Questi i miei pensieri, e li manifesto come essi sono.
      CAPITOLO SETTIMO
     
      Vengo a Calvi, e dirò tutto che ho potuto raccogliere da fonti sicure intorno alla sua morte.
      Fortunato Calvi, di Padova, fece gli studî militari nel collegio di Gratz, altri vuole a Vienna, ed ai rivolgimenti del 1848 era tenente d'infanteria austriaca. Chiese in quell'occasione la sua demissione dal servizio: gli fu concessa. Si recò nel Veneto, combatté, diede molto che fare agli Austriaci nelle montagne del Cadore, e col grado di colonnello si distinse assai nell'assedio di Venezia.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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