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      In due presero la corda, e dicendo: "Si aiuti" mi trassero su quasi di peso.
      Io feci uno sforzo straordinario: giunte le mie mani all'angolo delle mura, mi si tagliarono in più luoghi; si vedeva l'osso, e quei due uomini si chinarono subito a terra, e mi presero per le braccia: se tardavano un istante, avrei lasciato per dolore la corda, e mi sarei ammazzato cadendo a rovescioni nella fossa.
      Tuttociò avvenne alle cinque e tre quarti, di pieno giorno, mentre i secondini si avviavano alla visita delle sei, mentre scoprivano la mia evasione, e mentre si radunava della gente.
      Salito sulla strada, mi rivolsi ai miei due salvatori e dissi:
      Capite bene di che si tratta; sono un prigioniero politico
      .
      Le persone, che facevano corona, se n'andarono subito, ed eglino dissero:
      Ci venga dietro
      .
      Ma non posso reggermi.
      Bisogna far di tutto,
      replicarono "bisogna passare il ponte."
      E si avviarono verso quello.
      Subito dopo gittarono la corda nel lago; io li seguiva zoppicando: ad ogni tratto guardavano addietro. Era tutto impolverato e macchiato; le mani mi facevano sangue; essi mi precedevano di dieci passi, ma alla fine del ponte mi erano distanti un cinquanta, tanto io andava a rilento. Come sembrommi lungo un tal ponte!...
      Giunto verso la fine, gettai per un istante un'occhiata a sinistra, dove ci è un gran cancello di legno giallo-nero, pel quale passano gl'impiccandi: ivi era passato Calvi; ivi, io dissi, passerò forse ancor io: non sono ancora fuori di pericolo. Indi seguitai; mi abbattei in alcuni soldati; mi guardarono, e tirarono dritto: traversai le sentinelle della testa di ponte, e raggiunsi i due contadini, che si erano fermati.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





Calvi