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      Voltai a destra, e presi ricovero tra i canneti e il pantano.
      CAPITOLO UNDICESIMO
     
      Durante tutto il giorno stetti tra i canneti; ebbi rasoi da radermi la barba, e fummi portato pane, acquavite e formaggio, onde riprendere qualche forza. Godeva nell'aspirare l'aria pura dopo tanti mesi di puzza e di tanfo; una leggiera brezza faceva ondeggiare le canne; il sole, che quel dì splendeva assai, temperava un poco il freddo che mi veniva dallo stare nel pantano. Meditavo al passato, e mi pareva un sogno trovarmi a due tiri di fucile dal castello, donde quasi per miracolo era uscito. I miei salvatori si recarono più volte da me, e mi riferivano, che in Mantova tutti gli impiegati governativi erano sossopra; la popolazione in entusiasmo e festa; gli assembramenti vicini al castello proibiti.
      Alle nove di sera mi vennero a prendere; il piede destro era gonfio, e provandomi di stare ritto, caddi due volte a terra, siccome canna fragile: allora mi aggrappai con ambe le mani agli abiti dei due uomini su verso il collo, ed eglino, affondando fino a mezza gamba, mi trascinarono sin fuori dei canneti a guisa di cadavere. Nel che andavano dicendo:
      Quanta fatica per farci impiccare!
      Volendo significare, che ove fossero stati scoperti, non vi era scampo di sorta.
      Posto in un carretto, traversate le sentinelle, fui condotto a...; vi stetti otto giorni, quasi sempre su nuda terra. È indescrivibile l'assistenza che m'ebbi da quella povera gente: si posero poi in contatto con alcuni ricchi, e in un attimo fui portato fuori di pericolo.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





Mantova