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      Mi volsi addietro, ragionai, posi ad esame i suoi scritti, i suoi principî e le sue azioni considerate sotto il rapporto politico.
      Nel novembre io gli aveva scritto, che men sarei d'ora innanzi vissuto lungi da qualunque maneggio politico e cospiratorio; ma dopo l'esame coscienzioso, sentii che potevo e dovevo continuare a rendere servigî alla nostra causa, là dove le mie facoltà concedessero; sentii che la sua esclusiva azione politica era dannosa all'Italia; spiegai a me stesso il come a poco a poco i migliori patrioti si fossero ritirati da lui; osai alzare la mia, benché debole, voce; porre in moto le mie forze; confortare coloro che ragionano a non istarsi più nella disunione; incominciai a far distinguere un caposetta dalla nazione, i mazziniani dagl'Italiani.
      D'allora in poi sono fatto segno a tutto che si può inventare di più calunnioso e abbietto, per mezzo de' suoi satelliti.
      Ma a me non monta: la verità si fa già strada di mezzo ai miei connazionali. Che se mai corressi pericolo della persona, nell'arringo pel quale io mi son messo, e nel quale ho giurato persistere; se mai da qualche occulta mano si attentasse alla mia esistenza, sappiasi che io vi sono pronto.
      Considerando Mazzini come privato, facendo astrazione dalla sfera politica, nutro tuttora sensi di benevolenza pel mio vecchio camerata di cospirazione; ma quando dico di essergli amico, non intendo di starmi servo di lui. La natura diemmi intelletto, libertà e indipendenza di volere; e sino a che rimarrommi in senno, voglio usarne a piacimento.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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