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      Venendo al terzo punto, io dico, che se dobbiamo formarci un criterio dalla politica tenuta dal 1815 in poi dai potentati esteri, siamo autorizzati a credere, ch'eglino non permetteranno mai che l'Italia si faccia nazione indipendente.
      Può nullameno sorgere all'improvviso un fatto che ci dia facoltà d'incominciare di concerto con un governo italiano la guerra d'indipendenza; e questo verrebbe appunto a sciogliere la quistione diplomatica. Ma perché una nuova occasione non vada perduta, come quella del 1848, egli è necessario di stare bene preparati.
      Ora una domanda: possiamo noi, senza il concorso di un esercito organizzato e compatto, cacciare gli Austriaci?
      No, a meno che i soldati italiani, gettando a terra gli attuali governi, non facessero causa comune coi cittadini, o che gl'Italiani tutti fossero pronti di fare quanto operarono gli Spagnoli contro Napoleone il Grande.
      La nazione italiana è essa pronta a ciò?
      Io ne dubito; dico anzi, che il crederlo sarebbe un disconoscere le condizioni reali della penisola.
      Ma può darsi che tutti i popoli dell'Europa si levino per la causa della repubblica e della solidarietà delle nazioni. Questo appunto avverrà; ed allora soltanto potremo sperare davvero di essere fatti indipendenti e liberi.
      Noi ci avviamo alla grande epoca, che porterà la luce della libertà a tutti i popoli dell'Europa; che farà scomparire i tre elementi ereditati dal dispotismo dei Romani, dei barbari del Medio Evo, e della Chiesa: vale a dire l'impero, la monarchia, il cattolicismo, per lasciarvi solo quelli che sono basati sulla perfetta uguaglianza dei diritti dell'uomo; meta a cui ci approssimiamo celeremente, non ostante l'apparente trionfo del dispotismo; fine a cui tende la società con tutte le sue forze, senza che la mano o dei partiti, o dei governi, o dei profeti, o degli utopisti abbia il potere di porvi ostacolo.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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