Pagina (315/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non ha potuto far altro di male, ha perfino comunicato a Ciro Santi le viste di Piselli contro di lui. Fu ucciso il povero Ravaioli, non si è dato carico (e forse per paura) d'indagare gli autori di quel delitto, come se non fosse stato commesso. Oggi proprio è un bel vedere al suo posto questo direttore di porcheria, che, preso dalla paura, si fa condurre alla casa e all'uffizio dagli agenti di polizia! Che dirò poi degli atti scandalosissimi della commissione di Ravenna, dei quali sono stato testimonio io stesso? So ben io quanto abbia sofferto e faticato il povero Freddi per tenere in accordo quel sinedrio di giudici, i quali, o per orgoglio, o per invidia, o per dabbenaggine, litigavano tutto giorno come la canaglia di piazza, si rendevano il ridicolo di tutti, non sapevano né ciò che dicevano, né quello che facevano. Ecco come il Governo perde la sua forza morale, ecco per quali mezzi i briganti imbaldanziscono, ecco per chi i veri affezionati restano beffati, denigrati, avviliti, e qualche volta cadono vittima delle più infami persecuzioni. E di fatto, cosa non si è brigato per togliere Curzi dal suo posto? Non potendolo tacciare di scroccherie, si è data voce al ridicolo, si è detto cortigiano, gaudente, inetto. Per perdere Freddi, non potendolo intaccare sul suo attaccamento, sul suo zelo, sul suo disinteresse, che lo ha ridotto alla miseria per profondere tutto nello spionaggio, nelle limosine; si è gridato al dissipatore, sono state segnate colla marca della nefandità le sue affezioni per un amico.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





Ciro Santi Piselli Ravaioli Ravenna Freddi Governo Curzi Freddi