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      Espone le tre ragioni, che lo avevano fatto cadere in sospetto dei liberali.
      Da questa lettera ci viene chiarito, ch'egli fu difeso da tale accusa da Pietro Giannone, distinto fuoruscito politico; ch'ebbe lettere di altri (tra le quali una del Mazzini), che smentivano ogni dubbio a suo riguardo; ed infine, ch'egli chiedeva in suo favore una dichiarazione, siccome poi ebbe, del proprio figlio.
      Tutto ciò mostra quale specie d'inviluppo immorale si trova talvolta nelle sêtte politiche: ora una diffidenza insensata proveniente da fanatismo; ora una calunnia sollevata sordamente dall'invidia, dall'odio privato, od alimentata dagli agenti stessi dei governi colla peggio della innocenza e del merito; ora infine, ed a sbalzi, una confidenza cieca dal lato anche dei capi, che giungono a difendere chi è degno del disprezzo e della maledizione di ogni uomo dabbene. Ma questo è pur troppo l'andazzo delle sêtte: dalle quali a lungo andare sorgono le gelosie, i partiti, gli odï, le vendette, l'insania dei propositi, e per ultimo le uccisioni proditorie, le fazioni, e la perdita della causa, per cui da principio s'erano costituite.
     
      Marsiglia, 12 novembre 1843.
      Carissimo amico,
      Vi mando un plico per Guglielmo, e ve lo mando aperto perché lo leggiate, ecc., ecc. Le accuse, che mi si dànno, venute d'Italia, sono sopra tre capi: 1°) la condanna da me sofferta; 2°) l'abbandono della moglie; 3°) il mio accordo coi nemici della libertà italiana. Spero, che saprò difendermi da tutti e tre questi capi, e soprattutto dall'ultimo, e trionfante! non dubitate per questo!


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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