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      Se poi diceva a Milano che resistesse, nel mentre che trattava cogli Austriaci, seguiva ciò che avrebbe fatto qualunque re: voleva migliori condizioni, e tempo. (N.d.A.)
      (11) In quella stessa sera si conosceva che Leopoldo II era fuggito di Firenze, e che il governo come a Roma rimaneva in potere dei cittadini. (N.d.A.)
      (12) Le speranze di Mazzini si fondavano su un moto promesso dai liberali francesi a Parigi: ma anche qui l'illustre Triumviro andava grandemente errato, e dava fede alle parole, anziché consultare lo stato reale degli animi in Francia.
      Dopo le stragi di giugno, che avevano mietuto il fiore dei repubblicani francesi, era egli a sperarsi che fosse nata una nuova rivoluzione? o meglio, che la reazione avesse voluto rimanere a mezzo della sua impresa?
      Se queste speranze caddero nella mente del Triunviro e dei liberali francesi, bisogna ben dir che l'accusa lor data di niuna pratica politica non poteva essere maggiormente vera.
      Le rivoluzioni non si creano l'una dietro l'altra; la disfatta di giugno aveva fiaccato il popolo, e il nervo della popolazione: si aggiunga a questo la demoralizzazione del partito repubblicano, e si vedrà se era possibile un moto. E non erano stati i repubblicani capi, che avevano dato ordine a Cavaignac di mitragliare il popolo? E come poteva supporsi, che quello stesso popolo, qualora ne avesse pure la forza, si sarebbe levato alle voci loro? (N.d.A.)
      (13) Nelle discussioni diplomatiche Mazzini mostrò una rara accortezza, congiunta a bello stile e a precisione di termini.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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